75 anni ma ne dimostra 65
a cura di Davis Cussotto
Il 75enne Italiano biologicamente dimostra 10 anni di meno; il nostro Paese infatti si colloca all’ottavo posto nel mondo in una classifica realizzata dalla rivista Lancet sulla differenza tra età anagrafica ed età biologica. Agli estremi della classifica, da un lato Giappone e Svizzera ( a 76 anni ne dimostrano 65) e dall’ altro numerosi paesi in via di sviluppo (Paupua New Giunea, Afganistan) dave un 46 enne dimostra 65 anni.
A 65 anni ci si può sentire come un cinquantenne o come un ottuagenario. Il ‘fenomeno’ è sotto gli occhi di tutti e dipende in parte dai geni, e in parte dall’ambiente dallo stile di vita e dalla cultura.
“L’aumento dell’aspettativa di vita secondo, la dottoressa Angela Y. Chang, Center for Health Trends and Forecasts della University of Washington – può rappresentare sia un’opportunità, che una minaccia per il welfare complessivo delle popolazioni, a seconda dei problemi di salute correlati all’età che le persone sviluppano, indipendentemente dall’età anagrafica. Le patologie correlate all’età possono portare infatti al pensionamento anticipato, ad una contrazione della forza lavoro e ad un aumento della spesa sanitaria. Le autorità governativa e sistemi sanitari devono sapere a quale età le persone cominciano a risentire degli effetti negativi dell’invecchiamento”.
Per effetti ‘negativi’ correlati all’età in questa analisi si intendevano l’alterazione di una serie di funzioni biologiche e la perdita delle abilità fisiche, mentali e cognitive, risultanti da una serie di 92 condizioni analizzate 6 diversi tipo di danno.
E’ questo il primo studio in assoluto a fare un distinguo tra età biologica ed età anagrafica; tutti gli studi condotti in precedenza hanno preso in considerazione solo l’aumento della longevità. Lo studio ha preso in esame i dati relativi a 195 nazioni nel periodo 1990-2017.
L’Italia conquista un rilevante ottavo posto in questa classifica: un nostro connazionale a quasi 75 anni, ne dimostra biologicamente 65 .
Le patologie correlate all’età che maggiormente contribuiscono alla mortalità e al degrado sono cardiopatia ischemica, emorragia cerebrale e broncopneumopatia cronico-ostruttiva (BPCO).