La Tachipirina in gravidanza, può favorire disturbi del linguaggio nei bambini
a cura di Davis Cussotto
Il paracetamolo (= Tachipirina, Zerinol, Efferalgan) assunto durante la gravidanza aumenta rischio di ritardi del linguaggio a 30 mesi nelle bambine. Lo sostiene l’ultimo numero della rivista European Psychiatry che riporta i dati di uno studio effettuato dai ricercatori della Icahn School of Medicine del Mount Sinai (New York), in collaborazione con ricercatori dell’Università di Karlstad e Lund (Svezia) e della Ruhr-University (Germania).
Le madri che assumono paracetamolo in gravidanza sono numerose. Il Paracetamolo viene spesso prescritto e autosomministrato come antidolorifico non solo dal dentista, poichè ben tollerato e privo di effetti collaterali.
Gli studiosi americani hanno utilizzato i dati svedesi dello studio SELMA (Swedish Environmental Longitudinal, Mother and Child, Asthma and Allergy), comprendenti 754 donne tra l’ottava e la tredicesima settimana di gravidanza. A tutte è stato richiesto di indicare il numero di compresse di paracetamolo assunte dal momento del concepimento e sono stati eseguiti dosaggi del paracetamolo nelle urine.
I ricercatori sono andati a valutare la presenza di un eventuale ritardo del linguaggio (definito come l’uso di meno di 50 parole) nei nati da questi donne a 30 mesi d’età. Le partecipanti invece hanno compilato un questionario per valutare lo sviluppo del linguaggio dei figli.
Il 59% delle donne ha riferito di aver assunto paracetamolo nella prima parte della gravidanza; le donne che riferivano di non aver mai assunto il farmaco in questo periodo sono state utilizzate come gruppo di controllo.
La presenza di un ritardo del linguaggio è stata rilevata nel 10 % dei bambini e in generale le bambine sono risultate maggiormente interessate dal problema rispetto ai maschi. Lo studio ha dimostrato che le figlie nate da madri che avevano assunto più di 6 compresse del farmaco, avevano un rischio 6 volte maggiore di presentare un ritardo del linguaggio rispetto alle figlie di donne che non avevano fatto uso del farmaco.
Gli autori hanno scelto come parametro di riferimento lo sviluppo del linguaggio perché è predittivo di ulteriori problemi neuroevolutivi nei bambini.
Lo studio SELMA proseguirà nei prossimi anni per andare a testare lo sviluppo del linguaggio all’età di 7 anni. Ma per il momento, il consiglio degli autori di questa ricerca, è di limitare l’uso di questo farmaco in gravidanza.